Progetto realizzato con il contributo del Programma di sviluppo rurale 2014-2020
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali




Progetto realizzato con il contributo del Programma di sviluppo rurale 2014-2020
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali
Il caldo delle serre è un lusso, con gli incrementi vertiginosi delle bollette. Niente produzioni da far crescere fuori stagione, in questo mese di febbraio: si torna ai ritmi naturali, posticipando certe semine più che si può, come spiega Confagricoltura Liguria in un ampio articolo su Il Secolo XIX. Il caro energia – che è anche caro materie prime, caro trasporti e caro fertilizzanti – mette in ginocchio gli agricoltori e fa cambiare abitudini consolidate nelle produzioni, pure in quella principale per la Liguria, la produzione di basilico. C’è chi fra le aziende agricole, ha scelto temporaneamente di dedicarsi a semine che resistono al freddo pur di spegnere le serre e tamponare così le cifre mostruose degli aumenti.
Il direttore di Confagricoltura Liguria Andrea Sampietro sottolinea come il gas abbia subito un aumento del 700 per cento e come i rincari non abbiano risparmiato neanche chi da anni ha convertito i propri sistemi di riscaldamento da gasolio a fonti green, ovvero a biomassa.
“Ci sono imprenditori – evidenzia, nell’articolo, il presidente regionale di Confagricoltura Liguria Luca De Michelis – che hanno abbandonato le colture in serra. Questo avviene nel comparto florovivaistico, ma anche nell’orticoltura e nelle primizie in terra: si assiste a un ritorno della coltivazione degli ortaggi a freddo”.
Il nodo principale è il caro energia: “Già una trentina di aziende, solo nell’ultimo periodo, ha modificato la propria produzione convertendosi a colture realizzabili con il freddo – conclude Sampietro – è un tornare alla stagionalità che parte da una criticità di fatto: come Italia importiamo il 73,4 per cento dell’energia che consumiamo. Si assiste così ad un’impennata delle spese per la produzione dei nostri fiori, delle primizie, dell’olio come del vino, insostenibile per gli agricoltori”.
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